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Sopravvissute al naufragio che ha travolto, nel tempo, i monumenti sepolcrali di Curia, le iscrizioni poetiche di pontefici e cardinali gettano nuova luce sulla corte dei papi del XIII secolo.
Tramandati indirettamente o incisi su lastre oppure su sarcofagi d’epoca classica, i carmi funerari cantano grandezza e meriti del defunto e, insieme, richiamano la vanitas e il contemptus mundi.(Leggi tutto)
Sopravvissute al naufragio che ha travolto, nel tempo, i monumenti sepolcrali di Curia, le iscrizioni poetiche di pontefici e cardinali gettano nuova luce sulla corte dei papi del XIII secolo.
Tramandati indirettamente o incisi su lastre oppure su sarcofagi d’epoca classica, i carmi funerari cantano grandezza e meriti del defunto e, insieme, richiamano la vanitas e il contemptus mundi. Dubbia contesa quella tra il titulus e il tumulus, la carica ricoperta in vita e il nulla che segue la morte. Ora la vanitas rapisce ogni speranza, ora, invece, la Romanitas contrasta vigorosamente l’ora breve dell’uomo, sicché la memoria della stirpe illustre dell’estinto si fa eterna come Roma stessa.
Ampi componimenti di genere curricolare o più brevi epitafi di pochi esametri, i testi analizzati rivelano un plurilinguismo singolare, grazie all’impiego di lemmi classici e cristiani, di grecismi e di voci tarde, delineando un classicismo che giustappone i più diversi codici stilistici e mostra una cultura retorica di sorprendente vitalità.
Tutti gli epitafi sono stati trascritti, editi, e tradotti in italiano e sono seguiti dal commento linguistico e storico dei carmi.
Anno | 2010 |
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Numero Pagine | 210 |
ISBN | 9788883345074 PDF |
Codice prodotto | EDGT3968 |
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